DAVIDE PERELLA

Davide Perella – Sono nato nel 1991 a Cagliari e ho sempre avuto una grande passione per il mondo della moda e del digital. Spendevo ore ed ore a creare le presentazioni Power Point su Photoshop e dopo il diploma decisi quindi di trasferirmi a Firenze per studiare grafica e comunicazione visiva.
Dopo aver terminato gli studi e una piccola parentesi newyorkese, mi sono trasferito a Milano dove ho avuto la possibilità di lavorare e collaborare con brand come Moschino, Nike, Neil Barrett e Alberta Ferretti.
Come definiresti il tuo stile?
Il mio stile è sicuramente influenzato dallo streetwear e dell’alta moda. Mi piace mixare diversi elementi per creare prodotti inediti spesso con un pizzico di ironia.
Cos’è per te la personalizzazione?
Trasferire la tua visione di stile su un oggetto o un capo, così da renderlo unico attraverso la tua impronta personale.
Trasferire la tua visione di stile su un oggetto...


A che cosa ti sei ispirato per la customizzazione della Jumpsuit?
La mia passione per Nike e per lo swoosh è sicuramente la protagonista di questa personalizzazione, ma ho voluto creare uno slogan per rafforzare ancora di più il design, quale se non “Fuck 2020”, espressione che sono sicuro troverà d’accordo una grande percentuale di persone.
Come l’hai realizzata?
Dopo aver digitalizzato l’idea e posizionato tutti i ricami sulla tuta mi sono affidato a un piccolo ricamificio in Sardegna che, sotto la mia stretta supervisione, ha fedelmente ricreato il mio prototipo virtuale.

Come nasce la tua sana ossessione verso lo Swoosh? Qual è il valore aggiunto di questo logo rispetto ad altri?
Nacque tutto all’università quando il mio professore mi chiese di disegnare alla lavagna l’iconico logo. Nel 2017 ho avuto la possibilità di collaborare per la prima volta con Nike, ho creato delle installazioni all’interno del NikeLab di Milano e dei video che “bombardavano” di immagini le vetrine. Il valore aggiunto? Trovo che la sua silhouette si presti tantissimo a livello grafico, soprattutto per la sua immediata riconoscibilità.
Negli ultimi due anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom di collaborazioni tra maison di lusso e brand streetwear. Qual è l’esempio di contaminazione più riuscito secondo te? E quello che vorresti vedere?
Penso che una delle collaborazioni più riuscite di quest’anno e che ha creato più hype sia stata tra Dior e Jordan. Le Air Jordan 1 con l’iconico monogram sono state e sono ancora l’oggetto del desiderio del 2020 per molti sneakerhead.
Sono un fanatico di scarpe ma anche di accessori, le borse stanno diventando un must-have anche tra gli uomini, mi piacerebbe vedere delle borse in chiave streetwear, credo si possa fare ancora molto.
Sognare non costa nulla, anzi dicono faccia bene. Un brand di cui vorresti essere creative director.
Ovviamente Nike, ma non nego che il mio sogno è quello di creare un mio brand.











