RIFFBLAST

RIFFBLAST è un artista italiano, nato a Bologna, in Italia.
Il mio viaggio nell’arte è iniziato nella prima infanzia, cresciuto in campagna da una famiglia stimolante e creativa che mi ha sostenuto sin da quando ho iniziato a dipingere e creare sculture di legno.
All’età di 17 anni ho iniziato a collaborare con aziende di skate e surf per creare grafiche di tavole. Questo mondo mi ha fatto conoscere il vero amore per la sottocultura punk hardcore che per anni ha influenzato il mio modo di vedere l’arte.
Dopo una breve ma intensa esperienza nel mondo della moda che mi ha aiutato a sviluppare conoscenze in ambito commerciale, nel 2015 decisi senza alcuna certificazione o sicurezza di tornare a dipingere e creare arte.
Il mio approccio al mondo dell’arte non è stato da manuale, come per chiunque si avvicini a questo mestiere, sto tuttora affrontando un percorso lento che grazie ad eventi e social media mi sta facendo crescere.
Da un paio di anni collaboro con diverse gallerie in giro per il mondo, dall’Italia agli Stati Uniti, partecipando attivamente a mostre personali e collettive.
Come definiresti il tuo stile?
Non ho uno stile preciso o definito, diciamo che faccio un po’ quello che mi pare.
Dopo un paio di anni passati a cercare di fare arte come altre persone la concepiscono e come sono stati sempre abituati a vederla, ho deciso che la via più semplice ed efficace è fare proprio quello che mi sento sul momento.
Cos’è per te la personalizzazione?
È uno stile di vita, nel senso più ampio della parola la personalizzazione può essere anche un tatuaggio o il modo in cui una persona mangia la pizza, non è un concetto necessariamente legato ad un qualcosa in particolare.
La personalizzazione "È uno stile di vita"


A che cosa ti sei ispirato per la customizzazione della Jumpsuit?
Ho voluto mixare il sapore dei vecchi chiodo in pelle degli anni ‘70/’80 con la cultura del tatuaggio tradizionale orientale.
Come l’hai realizzata?
Usando varie tecniche, dalla serigrafia fino alla pittura con candeggina.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti e le tecniche che prediligi?
Sono anni che colleziono vecchie cromolitografie religiose e proprio loro, con quei colori pastello accesi, sono i soggetti che preferisco rispetto ad una tela bianca.
La pittura con colori acrilici, nonostante sia il modo più “banale” per dipingere, è la mia prediletta, ultimamente sto sperimentando tanto con il legno, creando vere e proprie sculture che escono dalle cornici.
E perché proprio i Santi? C’è una ragione in particolare?
È stato davvero casuale l’accostamento della mia arte a quella sacra. Certe movenze o le posizioni in cui le figure vengono ritratte mi fanno scattare l’idea di ritrarli in modi in cui l’artista originale non si sarebbe mai immaginato (eh beh certo, era anche un’altra epoca direte voi). A me piace pensare che in un mondo dove tutto ancora era da scrivere e creare, qualcuno avesse già pensato che in futuro ci sarebbe stato un Riffblast che avrebbe blastato i suoi quadri.
Quanto è difficile essere RIFFBLAST? O meglio, quanto è difficile spingersi sempre un po’ oltre senza mai varcare la sottile linea della provocazione?
Viviamo in un mondo dove tutto o quasi tutto è ormai sdoganato, essere Riffblast oggi è quasi più divertente che difficile, ci sono stati anni in cui sono stato attaccato duramente per il mio lavoro, ma ho sempre motivato le mie scelte con risposte intelligenti che hanno placato gli animi, dove purtroppo non arrivi te la sfanghi sostenendo che l’arte è libera.















