SANGI

Sono Pietro, ma quando lavoro mi chiamano Sangi, come il quartiere di Milano in cui sono nato e cresciuto. Luogo di ritrovo con gli amici e fonte costante di ispirazione per la mia ricerca estetica, che parte dalla funzionalità quotidiana.
Le sneaker e il focus sull’innovazione nel footwear design aprono le porte di un mondo più ampio, quello di una moda in costante evoluzione e che si adatta a nuove necessità.
Come definiresti il tuo stile?
Estetica e funzionalità. Il design racconta attraverso forme, proporzioni, materiali e colori la tendenza umana a trovare soluzioni pratiche ed efficaci.
Cos’è per te la personalizzazione?
L’occasione per trasformare un oggetto secondo la tua visione e il tuo gusto. Personalizzare è poter conferire ad un oggetto, qualunque esso sia, un valore aggiunto che rappresenti pienamente il proprio stile. Personalizzare non vuol dire stravolgere, ma lasciare il segno.
Personalizzare non vuol dire stravolgere, ma lasciare il segno.


Quanto ami Milano e cos’ha in più delle altre città?
Sono innamorato della mia città! A partire dal contrasto di passato e futuro, evidente anche solo dall’alternarsi di palazzi storici e grattacieli moderni, che formano un presente ricco di realtà e di persone che fanno della creatività il punto di forza di una città sempre al lavoro.
A che cosa ti sei ispirato per la customizzazione della Jumpsuit?
La Jumpsuit nasce come abbigliamento da lavoro per poi diventare un capo fashion da indossare in qualsiasi occasione. Riportandola alle sue origini, ho lavorato per renderla il capo d’abbigliamento ideale per il designer del 2020. Tradizione e innovazione coesistono per valorizzare le pratiche manuali e supportarle con la tecnologia. Possiamo essere tutti designer con una matita o con un clic.
Come l’hai realizzata?
Ho realizzato la Jumpsuit nel mio garage, che ho allestito come laboratorio. Lì ho la macchina da cucire e tutti gli strumenti per lavorare a miei progetti. Negli ultimi anni ho accumulato diverse componenti per realizzare calzature e abbigliamento. Le restrizioni dell’ultimo periodo e la scarsa reperibilità di ulteriori risorse, ha fatto sì che utilizzassi materiali di cui ero già in possesso, dandogli nuova vita.
Sappiamo che le sneaker sono il tuo forte. Quando nasce questa passione?
La mia passione per le sneaker nasce quando frequentavo le scuole medie. Il primo approccio è stato verso una Jordan, ovviamente! Da lì ho approfondito sempre di più, scavando alla ricerca dei modelli più iconici, particolari e rivoluzionari.
Con la mia pagina Instagram ho voluto puntare un faro su questo mondo: mostrando la mia ricerca attraverso un archivio digitale ho avuto l’opportunità di interfacciarmi con diversi addetti ai lavori.
Qual è la tua preferita tra quelle che hai già e quella che vorresti avere un giorno?
La mia sneaker preferita in assoluto è la Reebok – Instapump Fury, che racchiude tutto quello che cerco in una scarpa. Un modello che dopo più di 30 anni rimane avveneristico. Ne possiedo diverse, ma quella di cui vado più fiero è la collaborazione con Pyer Moss, Experiment 4 Fury Trail, pazzesca. Una scarpa in particolare che mi ha colpito e su cui vorrei mettere le mani sono le Porter x Takashi Murakami – BS 06R T.Z.
Com’è stato lavorare su un capo così diverso come la Jumpsuit?
Da sempre mi interesso, sono appassionato, e studio moda. Mi capita di lavorare a progetti sia di calzature che di abbigliamento! Partendo dalle scarpe, il mio sguardo sale e si interessa a tutto ciò che indossiamo.












